Le linee guida dello Sprar stabiliscono dei limiti temporali di accoglienza per i beneficiari inseriti nei progetti che variano a seconda del loro status giuridico: i richiedenti asilo possono rimanere in accoglienza fino alla conclusione della procedura d’asilo (fino alla comunicazione della decisione presa dalla Commissione in merito alla loro istanza). Dal giorno della notifica del riconoscimento della protezione internazionale o della concessione della protezione umanitaria, il periodo di accoglienza previsto è di complessivi sei mesi. I beneficiari inseriti con uno status giuridico già definito, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria, possono essere accolti per un periodo massimo di 6 mesi. In ogni caso i tempi di permanenza possono essere prorogati di ulteriori sei mesi in presenza di circostanze straordinarie che hanno rallentato il percorso di inserimento socio-economico del beneficiario o in caso di comprovati motivi di salute. In questi casi i progetti possono richiedere una proroga dei tempi di accoglienza inviando una apposita relazione al Servizio Centrale in cui vengono spiegate puntualmente le ragioni che inducono a procrastinare i tempi di uscita e gli interventi che si intendono attuare. In relazione ai tempi di accoglienza nei progetti Sprar costituisce un’importante novità il Decreto Legislativo 18 agosto 2015 n. 142, relativo ai richiedenti protezione internazionale destinatari di un provvedimento di diniego da parte della Commissione territoriale che si avvalgono della facoltà di ricorrere avverso tale decisione. Prima dell’entrata in vigore del Decreto le linee guida del Servizio Centrale prevedevano come termine ultimo di permanenza nel progetto il rilascio del permesso di soggiorno che gli consentiva di svolgere attività lavorativa, ma dal mese di settembre 2015 il ricorrente, qualora privo di mezzi, può continuare ad usufruire delle misure di accoglienza fino alla decisione del Tribunale. Tale nuova disposizione normativa ha suscitato non poche perplessità negli operatori dell’accoglienza che non possono non interrogarsi su quale sarà la nuova fisionomia dei beneficiari Sprar da qui a pochi anni.
L’elevato numero di richiedenti asilo che tra il 2012 e il 2015 rappresenta circa il 65% degli accolti ha avuto inevitabilmente delle ripercussioni sui tempi di permanenza dei beneficiari all’interno dei progetti, rallentando il turn over del sistema. Infatti quasi tutti i progetti umbri hanno evidenziato in prevalenza una permanenza superiore ai 12 mesi, nella maggior parte dei casi, come spiegato sopra, dovuta ai tempi della procedura di asilo. In ogni caso merita evidenziare che anche per coloro che sono stati inseriti con uno status già definito raramente si è registrata la loro uscita entro i 6 mesi previsti dalle linee guida. Questo perché 6 mesi sono risultati non sufficienti per la realizzazione e la buona riuscita dei percorsi di integrazione. Infatti accanto alle difficoltà soggettive dei beneficiari (si pensi al tempo necessario per l’apprendimento della lingua italiana e il raggiungimento di una buona capacità comunicativa), tutti i progetti hanno risentito della crisi economica in atto che ha reso ancora più difficoltoso il percorso di integrazione socio-economico dei beneficiari, rendendo necessario molto spesso prorogare i tempi dell’accoglienza.